venerdì 24 febbraio 2012

Il bosco



Per i nuovi arrivati, la prima volta che, come dicono i bolognesi, “gli do la molla” spalancando il grande cancello che li libera verso il bosco, (decisamente alla garibaldina), è un momento di totale smarrimento…non ci credono… “mamma li turchi”!!
Poi cominciano a cercare di capire cosa fanno ” gli stanziali e gli habituè”, e totalmente increduli, restano attaccati al mio polpaccio… via che si parte! Alcuni ci mettono un po’ a  rompere il ghiaccio e a farsi coinvolgere dall’entusiasmo della “carica dei 101”…non vedo l’ora  che comincino a godersela, fidandosi di loro stessi, allungando il passo e staccandosi un po’ dalle gonnelle.
Non sono assolutamente un’addestratrice, come ho già detto, mi sono sempre fidata del buon senso che hanno grazie al loro istinto. I nuovi arrivati non si allontanano mai da me. I miei, come fossero i  ciceroni del posto, si portano dietro quelli di vecchia data  nelle loro battute di caccia.  Delle volte mi fanno sentire come il pifferaio di hamelin…altre mi fanno dannare facendo finta di non sentire, per rubare quel quarto d’ora in più prima di rientrare (e rientrano sempre tutti).
Forse è perché i “cittadini” di solito sono abituati a non dover pensare al pericolo, in città hanno sempre il proprio padrone che li guida e li protegge, e sono obbligatoriamente tenuti  al guinzaglio, così quando arrivano nel bosco, devono tirare fuori le loro vere doti, le capacità che madre natura gli ha donato, e che loro stessi non sanno di avere . Sulle prime sembrano spaesati, goffi, impacciatissimi, quasi ridicoli da quanto sono imbranati tra tronchi abbattuti, rovi, odori di selvaggina (difficile trovarne in città).  Poi si rendono conto che sono a briglie sciolte, l’incredulità diventa finalmente esultanza e comincia il bello. E’ fantastico vedere l’effetto che dà la libertà ad un cane che non l’ha mai provata, mi riempie di gioia tutte le volte, è forse la parte più bella e gratificante del mio lavoro, quella alla quale non riuscirei mai più a rinunciare.
I “cacciatori” vanno a caccia, i cani da acqua sguazzano felici in ogni pozza, stagno, ruscello, c’è chi scava, chi si rotola giocando o inseguendosi, facendosi agguati in mezzo alla verzura del bosco…
Nel trasloco da Pianoro a Sasso Marconi, sono state così tante le difficoltà da affrontare, che per molto tempo non abbiamo più avuto la possibilità di andare fuori insieme …c’è mancata l’aria…abbiamo dovuto rinunciare al  momento più appagante della giornata, quello in cui si stabilisce la nostra intesa. Non poterlo più fare è stato un vero disastro, io stavo malissimo, e loro cercavano sempre di fuggire, (riuscendoci molto spesso). Ero quindi costretta a tenerli segregati, non potevo permettermi di lasciarli vagabondare da soli.
Il più delle volte però vinceva il malessere che mi dava vederli chiusi, e li liberavo volutamente,  invidiandoli perché io non potevo andare con loro, (anche se in questo modo mi sentivo un po’ come se lo fossi)…da incosciente lo so, ma era più il sollievo che la preoccupazione. Rientravano sempre al tramonto, pronti per la pappa. Risolti i molti problemi, ci siamo presi un periodo solo per noi, giù in Sicilia, dove la famiglia di mio padre ha una grande azienda agricola sul mare, e trascorrevamo le nostre giornate in spiaggia.
Io ed i miei cani, di nuovo ingranati alla perfezione. Nuovamente branco, pronti a riprendere da dove avevamo interrotto…ci siamo messi in macchina, e dopo 1400km siamo rientrati a Sasso Marconi.

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