sabato 17 dicembre 2011

Provo a spiegare come funziona...più o meno


Sfido chiunque a non umanizzare i cani, io la prima, ma quello che invece sto cercando di fare è trattarli secondo la loro natura… “gli animali per farli star bene vanno trattati da animali”…questa frase m’ha colpita, e l’ho fatta mia. L’ho sentita dire da un professore luminare di veterinaria, avevo diciott’anni ed ero una sua studente. Non ho finito gli studi, non m’è rimasto molto di ciò che ho fatto, ma quella frase ormai fa parte di me. La si potrebbe interpretare in tanti modi, dando ascolto alla  propria sensibilità, che spesso m’è sembrata combaciare con quelle che sono le proprie esigenze. Dalla tristissima attenzione che la maggior parte dei cacciatori dà a quello che per loro non è altro che uno strumento di caccia, tenendolo in gabbia per quasi tutto l’anno e caricandolo a molla per quando gli serve, a chi lo tratta come un vero e proprio figlio. Per me significa non fargli mancare il quotidiano contatto con la natura, dove possono dare sfogo al loro essere, dove noi umani  siamo quasi superflui, (sicuramente in questo influisce molto il mio lato "gattara"). Non ho mai preso un gatto o un cane se non ero certa di potergli offrire questo. A pensarci bene, non saprei proprio come gestire un cane in città… con il guinzaglio sono un disastro! Non conosco le regole cittadine, panico quando s’incrociano altri cani… in effetti ammiro sinceramente tutti coloro che ci riescono. Ma lasciarli correre liberamente, a più non posso, magari “scainando” tutti in branco dietro un capriolo (mai neanche sfiorato uno), che spettacolo! Il gusto della libertà! Non serve altro…e in questo modo so che sono loro a scegliere me e non io a scegliere loro…rientrano sempre al campo base, nessuno escluso.
Con questo non voglio dire che i miei cani stiano meglio di quelli che vivono in famiglia nei centri urbani.
I “cittadini” ricevono mille attenzioni, sicuramente più dei miei, ed hanno un fortissimo legame con i propri padroni. "Noi" diamo un'occasione per fare i selvaggi anche a loro, liberi da costrizioni e regole "del buon cittadino". Si danno alla pazza gioia, magari un po' inselvatichiti, ma facendo semplicemente cose da cani.  Delle volte sono proprio i padroni a dirmi come sia diverso il comportamento del loro cane quando si trova qui da noi. In effetti, alcuni di loro, non corrispondono affatto alle descrizioni avute dai loro padroni, ma l'importante è che quando varcano la nostra soglia, sappiano stare al gioco. E di solito è così, una volta superata "l'iniziazione", il cane potrà andare e venire tutte le volte che vorrà, e ritroverà sempre il posto che si è guadagnato nell'ingranaggio del branco. Saranno poi i padroni a decidere, una volta riportato a casa, se fargli mantenere certe abitudini acquisite qui da noi o meno. In realtà abbiamo pochissime regole, ma assolutamente basilari per garantirci una pacifica convivenza, e certe abitudini/vizi non possiamo permetterceli. Per esempio, non si può saltare addosso alle persone (me), sono troppi, e si sa, la furia della moltitudine può essere implacabile, ma per molte persone, rientrare a casa ed essere accolti dalle feste del proprio cane, fa parte delle cose belle della giornata, ed io non ho nessun intenzione di volerli convincere che è sbagliato, anzi, trovo che sia più che giusto. Comunque sia, nonostante i nostri ospiti debbano rinunciare temporaneamente a qualche abitudine, vengono ricompensati da tutto quello che normalmente non hanno a disposizione, senza contare che non sono rinchiusi in un box.
Che ne metta insieme 10 o 20 cambia poco…ovviamente dipende dai cani. I nostri ospiti devono essere tendenzialmente docili, possibilmente sterilizzati/castrati, inoltre non bisogna mai dimenticare che sono “bestie”, e che se si scatena la loro aggressività diventano davvero impietosi.
Eppure non smetterò mai di sorprendermi di come si assestino gli equilibri del branco ogni qual volta inserisco un nuovo membro. I miei sono l’ingranaggio… e sono certa che sentano d’essersi guadagnati la mia gratitudine, per la pazienza che hanno verso tutti i nuovi arrivati, per non essere possessivi o gelosi dei propri spazi e delle mie attenzioni, ripartite equamente verso tutti, anzi, spesso gli ospiti, a seconda del caso, ne ricevono molte di più. A volte, nelle basse stagioni, ho la sensazione che quasi si annoino, tale è l’entusiasmo che mostrano quando arriva un ospite. Ma ogni nuovo inserimento è una sfida, non do mai nulla per scontato, le fasi iniziali sono quelle determinanti.  Serve essere un po' flemmatica, lenta nei movimenti, anche un po' distaccata, ma allo stesso tempo totalmente concentrata nel prevedere e guidare ogni singolo sviluppo e assestamento dell’equilibrio. Non bisogna avere fretta, lasciare che facciano da sé, (supervisionati), e alla fine, dimostrano un istintivo buon senso evitando il conflitto. Lo spazio vitale è fondamentale, non bisogna avere confusione intorno, meno persone ci sono meglio è, (soprattutto padroni apprensivi). Per quanto la recinzione sia ampia, e la stalla accogliente e spaziosa, è comunque uno stato di costrizione. I recinti sono sempre recinti, e si sentono obbligati a condividerli.
Ecco perché è fondamentale lo“sguinzagliamento” allo stato brado nel bosco, è lì che diventano branco! Al di là del fatto di essersi stancati a dovere, dopo diventa più naturale stare tutti insieme, mangiare, dormire, giocare.
Andiamo tutti i giorni, per non meno di un’ora, e rientriamo stanchi, infangati, sfogati e affamati.
Io ne ho bisogno quanto loro...
C.

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